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Mesi, mesi e mesi che ripetiamo in continuazione la stessa cosa, siamo imprenditori, non siamo sceriffi!

Eppure ci stanno costringendo ad assumerci ruoli e responsabilità che non dovrebbero essere i nostri, sia per logica che per opportunità commerciale.

Si perché il decisore alle nostre rimostranze ha risposto come avrebbe fatto Ponzio Pilato, “la richiesta del documento al momento della verifica del Green Pass è facoltativa, e comunque messa in atto solo in quei casi in cui si sospetti un caso di dubbia identità”

Questa ennesima SUPERCAZZOLA ha trovato riscontro nella testonianza di un nostro associato Mario Ciulla, proprietario del di Agrigento, testimonianza che tra qualche riga vi racconterò, non prima di farvi notare che sulla “mitica” app VerificaC19 la fregatura l’hanno messa in bella evidenza.

Il testo infatti recita “per sicurezza confrontare i dati con un documento ufficiale (es: Carta d’identità)
Quindi da una parte lo stato (in questo caso minuscolo) minimizza il perché evidentemente impossibilitato a svolgere quanto di suo competenza, dall’altro si premunisce individuando un eventuale responsabile.

Ecco quanto successo il giorno 04 dicembre 2021

“Allora il giorno 4 dicembre i carabinieri sono venuti nel locale per un controllo.
Dato che giravano voci a riguardo, sono stato particolarmente attento nel controllare il Green Pass a tutti i clienti, perché il sabato sera data la maggiore affluenza è sempre più difficile gestire queste situazioni e le disattenzioni sono in agguato.

Durante la serata, intorno le 22:00, arrivano i carabinieri
Iniziano controllando tutto il personale me compreso, tutto regolare
“Brigadiere come va?”
“Capitano nulla de eccepire!”

Possono quindi a controllare i clienti.
Tutto bene, finché non arrivano a controllare una signora la quale dice che era senza greenpass.

Purtroppo la verità è un altra!
Alla signora avevo controllato personalmente ed era risultato regolare, ma ai Carabinieri racconta che l’avevo fatta entrare senza greenpass.
Il perché è semplice, la “gentil donna” mi aveva mostrato un greenpass che non era il suo!

Appare evidente che la signora sapesse a cosa sarebbe andata incontro utilizzando il green pass di un altro, perché un conto è fregare un ristoratore, un conto è tentare di fare la furba con le forze dell’ordine.

Morale della favola 500 € di multa per lei, che si è risparmiata la denuncia penale, e 1500 € di multa per me, oltre a 15 giorni di chiusura!

Alla fine cornuto e mazziato!

Tutto questo perché non ho fatto lo sceriffo, perché lo stato ha demandato a me, in maniera equivoca e subdola, un compito che non mi compete facendomene assumere anche le responsabilità, un compito che complica enormemente la già difficile gestione lavorativa sottraendole tempo e risorse”

A proposito del fare i furbi con le forze dell’ordine, ricordo che utizzare il Green Pass di altri può far scattare vari reati come la Sostituzione di persona (art. 494, Codice penale) e l’Esercizio arbitrario delle proprie ragioni (art. 329, Codice penale), oltre alle sanzioni che vanno dalla multa dell’importo di 516 fino ad un anno di carcere.
Le cose si aggravano se chi si fa prestare il green pass ha sintomi del -19 o risulta positiva: potrebbe scattare l’accusa di Delitti colposi contro la salute pubblica.

Che dire, un cliente commette un illecito ne sconta la colpa, ma la responsabilità ricade sul ristoratore che non ha nessuna arma per fare valere la sua buona fede e il suo corretto operato, dato che non è previsto l’obbligo della richiesta di un documento d’identità.

Noi , baristi pizzaioli, in genere tutti gli imprenditori del canale Ho.Re.Ca dovremmo essere tutelati da certe situazioni, non vessati e colpevolizzati per l’ennesima volta, invece la malafede e l’incapacità del decisore emergono ancora in maniera netta e sempre più insopportabile.

Raniero Albanesi
Direttore Generale MIO

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