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Se il covid è un ostacolo da superare, la recessione sarà una certezza.
Lo diciamo da oltre un anno, ad ogni appuntamento e la situazione economica, purtroppo, non è delle migliori, difatti arriva come un tuono il commento del presidente dell’ (Associazione banche estere in Italia) che definisce l’ come “nebbia” in quest’anomalo biennio di Covid.

La stessa che impedisce agli investitori di guardare alle vere condizioni economiche dei Paesi. Italia inclusa.

Così gli investitori hanno sospeso l’interesse, in attesa del dopo-Covid, quello in cui le aziende o vivono o muoiono (come gli asset strategici) nel quale cercano di capire come l’Italia saprà ripartire anche con l’aiuto dei fondi europei.

Traspare un certo grado d’interesse nei confronti delle aziende italiane, come destinazione degli investimenti esteri nella prospettiva, e nella speranza, che il Paese sappia affrontare la “nuova normalità”, una volta sconfitta la pandemia.

Ma di che stiamo parlando?
L’Italia ad oggi non è una Nazione dove investire, semmai una Nazione dove acquistare fallimenti e svendite perché il tessuto produttivo è letteralmente in ginocchio, visto la mancanza degli interventi dello stato (politicamente parlando).

Così nella rilevazione dei dati di , l’Italia mostra una maggiore attrattività per gli investitori esteri rispetto al 2019: l’-Index, l’indice sintetico che misura appunto l’attrattività del sistema-Italia, è infatti in moderato aumento rispetto alla rilevazione del 2019 a 44,4 (+3,5%), ma rimane abbondantemente sotto la sufficienza (l’indice va da zero a 100).

Siamo quindi nella nebbia e la partita vera si giocherà nel post-Covid. Sulla ripresa. Sulla “nuova normalità”. Che stenta ad arrivare e quindi le aziende che stanno cedendo, saranno acquistabili al ribasso.
Parliamoci chiaro, le aziende sono fatte di persone ed il manager potrebbe rimanere lo stesso.

C’è un dato però, che ci conforta perché i motivi per cui l’Italia, pur in lieve miglioramento, resta poco attraente per gli investitori internazionali sono quelli di sempre ed il sondaggio Aibe-Censis li elenca uno a uno:
– il carico fiscale (con un indice di attrattività di 4,32 su 10),
– i tempi della giustizia civile (4,19 su 10),
– il carico normativo e burocratico (3,58 su 10),
– il livello di corruzione del sistema (4,68 su 10)
– la certezza del quadro normativo (4,71 su 10).
Insomma: i “mali” di sempre di una qualsiasi azienda che affronta le regole del mercato nazionale.

Secondo gli investitori, dunque, l’Italia deve mettere mano a tutti quei fattori che appaiono disincentivanti e che rischiano di condizionare pesantemente le possibilità di ripresa dei prossimi anni, una volta finita la crisi pandemica.

Le priorità sono: il carico fiscale, il carico normativo e burocratico, i tempi della giustizia civile.
Certezza del quadro normativo, costo del lavoro e flessibilità del mercato del lavoro.

Ed è per questo che il sommo , dovrebbe dare una “medaglia al valore” a tutti quegli italiani che con le loro attività esistono da anni ed hanno anche retto il colpo del covid in italia. Siamo degli eroi, senza alcun dubbio.

Se si guarda poi, agli effetti del Covid sull’economia e sull’attrattività del sistema-Italia, l’esito è per certi versi preoccupante: la comunità finanziaria internazionale non temono una caduta di appeal dell’Italia come Paese di destinazione degli investimenti esteri; soprattutto verso quei settori produttivi che hanno registrato una forte domanda interna proprio in conseguenza della pandemia, come il farmaceutico, gli apparecchi medicali, la distribuzione alimentare.

Quando usciremo dall’emergenza Covid saremo di fronte ad una nuova situazione economica: non sarà quindi sufficiente aver fatto ricorso al Next Generation Fund, ma sarà necessario anche avere un Paese profondamente riformato in quegli aspetti strutturali il cui malfunzionamento è la vera causa della mancata economica degli ultimi anni.

Soprattutto, la , cominci a fare il suo dovere evitando di opprimere la Nazione -che tutti amiamo- e che si è distinta nel mondo per la sua “Qualità nei prodotti”. Altrimenti non ci sarà futuro.


Vice presidente

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