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Stefano Puzzer, tanto per nominare una delle persone più pulite degli ultimi mesi si è beccato il Daspo per la sua manifestazione pacifica in a Roma.
È legittima l’applicazione di una misura simile nei confronti di chi protesta in piazza. Notiamo infatti, un progressivo aumento della repressione da parte del Draghi nei confronti di chi è apertamente contrario al green pass, uno strumento che viene tuttora utilizzato a macchia di Leopardo e vi facciamo degli esempi:
– al ristorante si, al supermercato no,
– in aereo si, in metro no,
– allo stadio si ma nei campi provinciali e regionali no.
Queste scelte ci lasciano a dir poco perplessi, ma dall’altra parte l’85% della popolazione vaccinata in doppia dose ci tranquillizza perché siamo tornati ad una vita “semi-normale” nonostante siano cambiate le abitudini della società.

Ma torniamo al Daspo, uno strumento che nasce come misura di repressione della violenza negli stadi: introdotta con la legge 13 dicembre 1989 n. 401 e “perfezionata” da alcune norme seguenti, in breve vieta a un soggetto ritenuto pericoloso l’accesso a luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive.
Quest’ultimo si utilizza sulla base di una segnalazione e non necessariamente in seguito ad una condanna penale, poiché viene inquadrata dalla Corte Costituzionale come una misura di prevenzione del reato.
Il concetto di Daspo -esteso- anche alle manifestazioni o a comportamenti potenzialmente pericolosi già introdotti nel 2017 dall’allora ministro dell’Interno , e grazie al suo successore, il leader della Lega, che la misura si inasprisce: in caso di reiterazione della condotta da cui possa derivare pericolo per la sicurezza pubblica, il Daspo può essere ora esteso a livello per 12 mesi o addirittura due anni, se il soggetto colpito risulta precedentemente condannato per reati contro la persona o il patrimonio. Ricordiamo inoltre che se non si rispetta quanto imposto dal Daspo, si rischia l’arresto fino ad un anno.

Insomma il Daspo sta vivendo una seconda giovinezza proprio sotto il di Mario Draghi, del quale fa parte anche il ed il Puzzer è solo l’ultimo caso, forse il più eclatante dell’applicazione di questa misura, di cui sono destinatari numerosi manifestanti pacifici. Ricordiamo che il leader dei portuali triestini si era semplicemente accomodato in con un banchetto, rendendosi disponibile al dialogo con le autorità. Un’azione per lo più simbolica, ma immediatamente repressa.
D’altronde, nella “sua” , piazza calda dei no green pass, con un’ordinanza firmata dal prefetto si stabilisce che fino al 31 dicembre verranno vietate le manifestazioni in piazza dell’Unità d’Italia, teatro di molteplici contestazioni al governo. Il prefetto Valerio Valenti ha giustificato questa decisione con il fatto che per lui «prevale il diritto alla salute, che è un bene primario», ricordando il recente aumento dei casi di coronavirus registrato a . Diritto alla salute che è stato messo da parte, ad esempio, quando a scendere in piazza a migliaia, in decine di città italiane (oceanica la manifestazione di Milano), sono stati i sostenitori del Ddl Zan o per il giro in pullman dell’Italia a Roma. In quel frangente, nessun prefetto, funzionario di polizia o esponente politico ha sollevato obiezioni. E degli eventuali contagi avvenuti in seguito a queste folte proteste non si ha notizia. E’ chiaro, dunque, che l’applicazione di misure repressive come il Daspo, e non solo, sta diventando più che arbitraria e destinata esclusivamente a chi esprime dissenso nei confronti del governo Draghi e del green pass.

Mirko Zuffi
Vice Presidente MIO Italia

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