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Oltre 4 milioni di famiglie in difficoltà.

Crescono in maniera significativa le insolvenze su e . Si stima che a marzo 2023 il totale delle rate non pagate da quasi un milione di famiglie italiane si è attestato a quasi 15 miliardi. Nel mese di luglio tale cifra potrebbe arrivare a 19 miliardi.

A pesare sui bilanci familiari è stato soprattutto il rialzo continuo dei tassi di interesse adottato dalla BCE per contrastare l’inflazione. Da un’analisi della F.a.b.i. (Federazione autonoma bancari italiani) emerge che sono 14,9 miliardi di crediti deteriorati.
Di questi:
– 6,8 miliardi sono non pagati,
– altri 3,7 sono rate di credito al consumo non rimborsato
– altri 4,3 rientrano tra arretrati di altri personali.

Citiamo le parole di Sileoni, « è ormai evidente che l’azione della Banca centrale europea per contrastare l’inflazione non sta generando i frutti sperati. I prezzi non calano e l’aumento dei tassi d’interesse su e mette in difficoltà sia le famiglie sia le imprese ».

Aggiungiamo questa nota presa da idealista.it;
« L’aumento del costo del denaro ha superato la soglia del 3,75% sulle principali operazioni di rifinanziamento, quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 4% e quello sui depositi al 3,25%. ci si attende che aumenti ancora e per fine anno potrebbe superare il 4% a fine 2023 ».
E i piccoli ribassi inizieranno se va bene nel secondo trimestre 2024!!!
La politica deve intervenire immediatamente!
Chi arriverà a tale data?

Nel frattempo i saldi sono partiti a rilento per mancanza di liquidità e alcuni clienti si privano di una pizza o di una birra.

Approfondiamo…
Crescono sofferenze e incagli
Le analisi effettuate evidenziano come 5,7 miliardi sono sofferenze, cioè credito che la clientela non rimborserà più, altri 7,1 miliardi sono inadempienze probabili.
Significa che le banche non recupereranno, mentre circa 2 miliardi sono rate scadute, quindi posizioni debitorie meno a rischio.

Sui mutui variabili famiglie in difficoltà
Le insolvenze sui mutui crescono soprattutto nelle famiglie con i mutui a tasso variabile che sono stati particolarmente colpiti dall’aumento del costo del denaro portato dallo 0 al 4% in 11 mesi.
I mutui a tasso variabile sono destinati soprattutto all’acquisto di abitazioni e vale in totale circa 140 miliardi e rappresenta un terzo del totale di 425 miliardi erogati. Sul totale di 25,7 milioni di famiglie italiane, quelle che hanno un mutuo sono circa 3,5 milioni.
In totale sono 6,8 milioni di indebitati anche con altre forme di finanziamento, come il credito al consumo e i prestiti personali.

Inoltre oggi ci troviamo di fronte ad una situazione raramente vista, cioè quella di trovare un tasso fisso più basso di quello variabile. Questo perchè il mercato sconta comunque la possibilità che già dai primi mesi del 2024 i tassi inizieranno a scendere.
Soprattutto più i consumi si contraggono più i prezzi aumentano, naturale effetto dell’inflazione e del conseguente innalzamento degli interessi volto soprattutto a frenare il consumo, che a sua volta non riesce a sostenere i costi che galoppano.
Quindi? Che facciamo?

Rallentano i prestiti
Tra credito al consumo e prestiti personali, le banche hanno erogato 251,2 miliardi di euro di prestiti ai , in linea con i valori di fine 2017, ma in frenata rispetto alla tendenza degli ultimi mesi.

La ripartizione territoriale
Le regioni più colpite sono Lombardia e Lazio con un ammontare delle rate non pagate superiore ai 2 miliardi. Campania, Puglia e Basilicata, Sicilia e Veneto superano il miliardo. L’emilia Romagna, Piemonte, Valle D’Aosta e Toscana restano poco sotto questa cifra. Più contenuto il valore delle somme non pagate nelle regioni più piccole come l’Umbria dove le rate non saldate ammontano a 226 milioni, la Liguria (361milioni) e la Calabria (418 milioni).
Possiamo quindi definire questo evento una nuova emergenza……. Speriamo che le parole del Ministro Crosetto del 2021 non si avverino!

Sileoni: «Necessario un ripensamento della Bce»
L’auspicio del segretario generale della F.a.b.i. (Federazione autonomi bancari italiani) è quello di un «ripensamento della Banca centrale» sul già preannunciato aumento del tasso base d’interesse che la Bce ha già anticipato per il 27 luglio 2023 giorni nel quale intende aumentare al 4,25% (+0,25%) dopo il doppio aumento al 15 Giugno e al 30 dello stesso mese. «Occorre che queste decisioni siano assunte con maggiore cautela», sottolinea ancora Sileoni.
Bisogna mettere in atto una nuova politica monetaria che aiuti le famiglie a pagare i mutui.
Il rischio concreto è quello di assistere da un lato ad un crollo immobiliare per via della “svendita” e dall’altro ad una crisi del sistema bancario.

Ci auspichiamo che il tema venga preso davvero in considerazioni tra banche, ABI, Governo e parti sociali allo stesso modo del periodo pandemico.
Perché signori le conseguenze di quegli anni “sono appena iniziate”.


Vicepresidente MIO 

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